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WORKS

 

 

  • HOTELLO FULL IMMERSION - Teatro della passione, della morte, del silenzio

    Moderna riscrittura dell'Otello Shakespeariano attraverso la letteratura, la musica e le arti figurative e performative della nostra contemporaneità. Spettacolo che scardina  gli schemi del teatro tradizionale e diventa occasione di riflessione sul "male di vivere": guerre, consumismo, immigrazione, segregazione, assassinii e violenze di ogni genere. Teatro, video arte e musica si fondono per far vibrare "crudelmente" le emozioni più profonde dello spirito umano. 

  • MY NAME IS ... 887!

    Nasce dall’incontro di alcuni attori italiani, che hanno condotto un laboratorio con gli immigrati pakistani e africani ospitati nel Centro di Prima Accoglienza “Canonico Pagano” di San Cataldo (CL). Nella performance culture diverse sono messe a confronto e parlano il linguaggio universale dell’arte e della pace.



     

  • LA COLLINA - ALL ARE SLEEPING ON THE HILL
     

Spettacolo teatrale con marottes di e con Marco Tullio Mangione

     voci off: Saverio E. Mangione, Anita Donisi, Giorgio Villa
video maker: Eleonora De Vita light design: Giuseppe Ganci
set designer e direction: Marco Tullio Mangione
Produzione: Teatro d'essai LA CONDOTTA di San Cataldo (CL) & la Compagnia OfficinaTeatro diretta da Michele Celeste di San Cataldo (CL)
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PRIMA RAPPRESENTAZIONE:
12 maggio 2018 - Teatro d'essai LA CONDOTTA - C.so Vittorio E., 20 San Cataldo (CL)
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Una pièce mascherata, dove il personaggio dialoga da un Oltretomba paganizzante, dove si ama, odia, spettegola, invidia e brama come sulla Terra. È stato assegnato alla parola il compito di accompagnare il delicato momento della morte, con la sua funzione mediatrice e rassicurante. Lamento, elogio e consolazione costituiscono le tre componenti fondamentali di quella “retorica funeraria”, dove di fronte alla morte, la parola rimane lo strumento attraverso cui si dà voce al pianto, si tesse la lode del defunto, si consolano i vivi. Una moderna riscrittura di alcuni testi della letteratura europea e americana (Seneca, Eschilo e Masters) che vuole essere, quasi, un rimando alle tragedie greche, in cui la sofferenza e il lutto, sono presenti e il giudizio etico su un atto compiuto non viene di per sé eluso, ma finisce con un lamento in comune tra il Coro e i personaggi, per diventare così occasione di riflessione sul tempo e sulla morte stessa: “universo, natura, guerre, distruzione, cataclismi, vita frenetica, alcolismo, truffe, femminicidio, stupro, discriminazione, fallimenti”. Teatro e video arte si fondono per guidarci all’interno di questo limbo. In questo luogo-non luogo dal colore bianco, a simboleggiare l’incontro del concetto di inizio e fine, morte e reincarnazione, la morte con lamenti dà voce e critica alla brevità della vita umana; l’esistenza dell’uomo non è breve, ma viene resa tale dalla nostra incapacità di adoperare il tempo. Il tempo che è il nostro bene più prezioso. La morte, si fa anche Manovratore di tre marottes, tre guardiani dell’Oltretomba, che prendendo a modello plastico Gorgó, la Medusa, la gorgone greca, si presentano sotto la forma di personaggi femminili dal volto mostruoso che provocano spavento: panico senza motivo, irrazionale, paura allo stato puro, terrore come dimensione del soprannaturale. Vecchie fanciulle, tutte bianche, grinzose come la pelle del latte, che portano sulle guance e sulla fronte rughe profonde. Esse sono insieme giovani e vecchie. Di una bruttezza ripugnante, ma tuttavia seducente. Sono cieche, non vedono nulla se non tramite l’occhio che si passano di mano in mano. L'occhio del combattere irresistibile, dall’espressione contorta in una smorfia, come la morte ineluttabile, la cui attesa raggela il cuore, che paralizza e pietrifica. Esposto al suo sguardo l'uomo si confronta con le potenze dell'aldilà nella loro più radicale alterità: quella della morte, del nulla. Saranno queste tre guardiane, a tessere i fili della vita, dal telaio in bambù, simbolo di longevità; a dispensare i destini, assegnandoli uno ad ogni individuo, stabilendone anche la durata, è inesorabili a tagliare il filo di ogni uno. Sono le Parche, che rievocate daranno corpo ai morti; morti che non hanno più nulla da perdere e quindi possono “raccontarsi”, confessare con assoluta sincerità i loro peccati, le loro ambizioni, i propri amori e i propri “non detti”.

 

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